VALPROMARO DAGLI INIZI DEL ‘900 AD OGGI
Per gran parte dei paesi della campagna lucchese, il primo Novecento rappresenta un momento di crescita e di sviluppo, che proprio nei piccoli centri consente l’espansione demografica, l’introduzione dei primi contributi della modernizzazione e meccanizzazione con la nascita anche in campagna delle prime manifatture artigianali e dei servizi pubblici essenziali.
Agli inizi del ‘900 la popolazione del paese aumentò notevolmente raggiungendo i 363 abitanti nel 1905. Nel volgere di pochi anni molti avvenimenti si susseguirono. Le fontane pubbliche fecero la loro comparsa e dopo una verifica iniziale della quantità d’acqua che sgorgava dalle sorgenti della Mea, venne aumentato il diametro dei tubi per incrementare la gettata delle fonti, da 2 a 5 litri al minuto. Nacquero nuovi negozi ed attività commerciali, aperte anche da persone provenienti da altri paesi che scelsero Valpromaro per le maggiori opportunità che offriva. Il 6 ottobre 1903 Giuseppe Gemignani prese in gestione per lire 300, cinque lampioni a gas impegnandosi a sostituirli con altri a petrolio.
Dopo Don Giuseppe Magnani seguirono gli anni di Don Albino Moretti, che istituì il culto della Madonnina del Canale e lasciò un segno profondo nell’animo dei valpromaresi. Le dimensioni raggiunte dal paese, la grande e bella chiesa, il forte ardore devozionale mostrato in particolare verso la Madonna erano tutti elementi che rendevano necessaria la trasformazione della Cura in Parrocchia. Questo avvenne finalmente nel 1914 chiudendo una vicenda secolare che aveva visto i valpromaresi più volte rivendicare con forza la loro autonomia.
Nonostante il miglioramento delle condizioni di vita generali, molte famiglie continuavano a vivere con difficoltà: come già avvenuto alla fine dell’Ottocento riprese il flusso delle emigrazioni. Si partiva per le più svariate destinazioni, soprattutto Argentina, Brasile, Stati Uniti, alcuni paesi europei, più tardi Canada e Australia. Spesso si raggiungeva qualcuno che aveva già in precedenza fatto questa scelta. L’intenzione per tutti era di tornare dopo qualche anno con un po’ di soldi per poter comprare una casa e un pezzo di terra: per qualcuno avvenne questo, ma non tutti riuscirono a coronare questo sogno. Si affrontavano disagi enormi nel viaggio, nell’inserimento in una realtà e in un mondo completamente diversi, non dimenticando mai il paese. Le rimesse degli emigranti rappresentavano un valido aiuto economico per molte famiglie ed erano poche quelle che non avevano nessuno in giro per il mondo. Questo flusso migratorio s’interruppe durante il fascismo per riprendere poi in maniera consistente nei difficili anni del secondo dopoguerra.
La prima guerra mondiale vide molti valpromaresi impegnati al fronte: tre caddero durante i combattimenti e alcuni riportarono ferite, anche assai gravi. Con un notevole sforzo economico i reduci e i paesani fecero costruire un monumento che venne collocato lateralmente alla chiesa, creandovi attorno un piccolo parco della Rimembranza. Venne inaugurato il 19 aprile del 1925 e fu spostato dove attualmente si trova, nella piazzetta antistante la scuola elementare, nel 1965. In quell’anno venne ricoperto il tratto del Canale di Renipoli di fianco alla chiesa e realizzata una piazzetta. Durante i lavori di sbancamento vennero alla luce molte ossa, perché in quell’area si trovava anticamente il cimitero del paese.
Gli anni che precedettero la seconda guerra mondiale videro un ulteriore sviluppo del paese, che accrebbe le sue potenzialità economiche e commerciali. La scuola fu sempre più frequentata, in quanto accoglieva i ragazzi dei paesi vicini che volevano frequentare la quinta classe e completare il ciclo di studi elementari. L’energia elettrica arrivò in paese nel 1925, il primo telefono pubblico con il collegamento per Lucca venne impiantato nel 1926-27 e nel 1929 fu collegato anche con Camaiore. Del 1929 anche l’apertura dell’Ufficio Postale tuttora presente.
La seconda guerra mondiale investì direttamente il paese, che aveva accolto molte famiglie di sfollati provenienti dalle vicine città colpite dai bombardamenti alleati. Nel 1944 l’esercito tedesco in ritirata si servì molto della strada della Freddana: in quella estate gran parte degli abitanti lasciò il paese per rifugiarsi nei boschi o nei casolari sparsi. Alcune case e la chiesa vennero danneggiate da spezzoni di bombe aeree, i ponti del paese vennero fatti saltare. Ma l’evento più tragico e drammatico fu quello che si consumò la mattina del 30 giugno 1944, quando le truppe tedesche trucidarono per rappresaglia 12 ostaggi catturati il giorno precedente. l più giovane, Lamberto Dati, aveva 17 anni e con Angelo Cortopassi e Nello Rubinelli era di Valpromaro. Il Parroco Don Dino Chelini tentò con ogni mezzo di salvare queste vite. In ricordo di quel gesto eroico, ricevette negli anni Settanta la medaglia d’ora al valor civile. L’eccidio di Valpromaro, rappresentò il primo di una lunga scia di atrocità commesse dai nazifascisti nell’estate del 1944 in Versilia e in Lucchesia. Le violenze subite, lo sfollamento di tutta la popolazione che da giugno a settembre abbandonò il paese trovando riparo nelle case sparse ed in alloggi di fortuna nei boschi, rimasero per lungo tempo come un doloroso ricordo da non rivivere nel racconto dei superstiti. Solo negli ultimi venti anni, si è portato alla luce il valore storico e identitario di quelle memorie, con eventi e iniziative che si concentrano ogni anno in paese alla fine di giugno.
Nel 1949 il Comune di Massarosa, nella parte di paese di sua competenza, fece costruire un lavatoio sull’antica gora che dalla presa in località Campacci, conduceva l’acqua al molino e al frantoio degli Spada. Così non occorreva più scendere in Freddana o nel Renipoli a sfregare sulle grosse pietre il bucato, andando a lavare sotto i ponti della strada nei giorni di pioggia.
Nel 1964-1965, vista l’aumentata mole del traffico di automobili e camion, che sempre più a fatica riuscivano ad attraversare il paese, cominciarono i lavori per la costruzione di una variante stradale che passasse fuori dal paese, la cosiddetta “via nuova”.
A partire dagli anni Cinquanta la popolazione cominciò a diminuire: molti si trasferirono a Lucca o nelle altre città vicine, dove maggiori erano le opportunità di lavoro. Un lento, ma continuo esodo, comune a tutti i paesi della zona, ha visto scendere la popolazione di Valpromaro dalle 331 unità del 1951, alle 200 del 1978, per arrivare a 160 alla fine degli anni Novanta.
Da allora si è assistito sempre più a un costante ripopolamento del paese, che ha portato a diventare valpromaresi nuove famiglie di diversa provenienza, che apprezzano una qualità della vita caratterizzata dalla tranquillità, dalla prossimità coi servizi essenziali, dal diretto rapporto con la dimensione naturale e rurale. E oggi gli abitanti sono circa 200, e il paese, come molti altri piccoli centri della zona, conosce un periodo di trasformazione sociale e di rinnovata vitalità.