LA CURA DEI PELLEGRINI
Il Pellegrinaggio
Si fa risalire al XI secolo l’inizio dei primi pellegrinaggi, intesi come pratica fondamentale nella religiosità dell’età di mezzo. I pellegrini, in numero sempre più crescente si diedero a percorrere le direttrici che conducevano ai luoghi simbolo della Cristianità medievale: Gerusalemme, Roma e Santiago di Compostela. L’uomo medioevale vedeva nel pellegrinaggio una via per la ricerca della Fede, l’esperienza del distacco da tutte le sicurezze terrene, il cammino verso il Regno dei Cieli. Non era inteso solo come espiazione dei peccati tramite le fatiche del viaggio, ma un percorso personale di incontro con Dio. Chi tornava dall’esperienza del pellegrinaggio era tenuto in grande considerazione da parte di tutta la comunità che lo riaccoglieva, in quanto portatore di uno stato di grazia particolare, acquisito dal valore del cammino e dall’essersi sradicato volontariamente dai propri affetti e dalla propria realtà.
Il pellegrinaggio è uno dei fenomeni più antichi e diffusi della storia umana. In viaggio, sperimentiamo quella che i padri del deserto chiamavano la xeniteia, l’essere xenos, «straniero», senza alcuna protezione, circondati da linguaggi e paesaggi sconosciuti. Uno spaesamento che consente di essere più liberi, nella ricerca, nella riflessione.
L’accoglienza – gli Ospedali
Con questo termine, anche Hospitali o Spedali, si indicava in epoca medioevale un luogo destinato ad ospitare i bisognosi. L’ospedale, quindi, non era inteso come luogo di cura degli ammalati ma la sua funzione principale era quella di accogliere i pellegrini, e segnatamente coloro che non erano in grado di pagarsi un letto in una locanda. Per questo, gli ospedali si trovavano lungo le strade che portavano, da tutta Europa, verso i luoghi meta di pellegrinaggio: Roma, Gerusalemme, Santiago de Compostela. Esistevano ospedali nelle città, ma anche fuori dalle mura, per dare rifugio ai pellegrini che fossero giunti a tarda sera, quando le porte della città erano ormai chiuse. Erano istituzioni religiose, spesso appartenenti ad un monastero o a una parrocchia e si mantenevano grazie ai frutti prodotti da lasciti di cittadini e di elemosine. Non erano in grado di offrire molto: generalmente un letto o meglio un pagliericcio in uno stanzone comune. Spesso non era prevista l’offerta di cibo ai pellegrini, che, se in grado di camminare, potevano procurarsi il sostentamento chiedendo l’elemosina. Nella zona che andremo ad attraversare esistevano diverse strutture destinate all’accoglienza sia dei malati che dei pellegrini. Gran parte situati sulla via Francigena che passando da Lucca e Altopascio attraversava il territorio di Capannori. Ne ricordiamo alcuni.
San Concordio di Rimortoli – La chiesa ospedaliera edificata nel 1122 faceva parte del Piviere di Segromigno, ed era dedicata a Marco Evangelista, Maria, Maddalena e Concordio. Fino ai primi del 1800 è appartenuta alle Suore di S. Nicolao Novello.
Lo Spedale sant’Antonio di Camigliano – fondato da Luigi Boccella. L’epidemia di peste che vi fu nel 1348 porta a credere che quello sia stato l’anno di costruzione. Gli anziani di Camigliano raccontano dell’esistenza di un cimitero (tramandata oralmente da generazioni) dietro la Villa Torrigiani e quindi nelle vicinanze della chiesa e dello Spedale. Nell’anno1520 lo Spedale passò sotto quello di San Luca in seguito ad una lettera del vescovo che intendeva così dare una direzione unica ai molti spedali sparsi nella diocesi. Nel 1610 lo Spedale risulta non essere più attivo.
San Leonardo in Treponzio (Capannori) – antica chiesa (documentata nel 1115 e probabilmente edificata su una chiesa del 782) costruita in blocchi di arenaria squadrati e disposti a filari, l’archivolto del portale è in marmo ed è attribuito alla scuola del Guidetto. Lo spedale nasce, probabilmente intorno al 1100 per opera dei Cavalieri del Tau e nel 1426, insieme alla chiesa di San Leonardo, si uniscono al Monastero di Santa Maria di Fregionaja.
Casa dei malati di Lucca – Lo Spedale si trovava in Campo di Ruchi tra la strada Francesca e la Pistoiese in località Macario “Machari” probabilmente costruito nel 1267 da monaci benedettini del monastero di Guamo.
Spedale di San Matteo e Pellegrino – Pieve di Lunata – Antichi documenti attestano l’esistenza nell’anno 812 di un tempietto dedicato a San Martino, che fu poi trasformato in Ospizio per Pellegrini. Tra i documenti relativi allo spedale c’è un’ inventario del 1233. Lo Spedale, sotto il Patronato di molti cittadini e del Priore di S. Frediano, figura in un elenco del 18/05/1520 di Spedali annessi a quello di San Luca. Fu soppresso nel 1776.
Gli Ordini Cavallereschi a protezione dei pellegrini
I Cavalieri del Tau
Molti aspetti di questo ordine sono poco documentati e le fonti affondano spesso nella leggenda più che nella storia. Tutto ebbe origine con la costruzione ad opera di dodici cavalieri lucchesi, ad Altopascio, lungo la Via Francigena, di un centro ospitaliero divenuto tra i più importanti dell’epoca, dove l’ospitalità fu missione di questo Ordine Religioso Cavalleresco, che esercitò l’accoglienza e l’assistenza sulla base di dettami rigidi e scientificamente stabiliti. Poiché era destinato quasi esclusivamente ai pellegrini e ai poveri fu dedicato a S.Jacopo, a cui furono poi affiancati S.Eligio e S.Cristoforo. Nel tempo, questo ospedale ricevette il patrocinio del potere vescovile e donazioni di terre da parte di privati, trovandosi, in pochi decenni, a detenere e gestire un grande patrimonio fondiario che lo portò ad essere, nel 1260, la più ricca istituzione ecclesiastica lucchese. Pur non esistendo alcuna prova era diffusa la voce che alla fondazione dell’ospedale ebbe un ruolo rilevante Matilde di Canossa che possedeva una grande e sontuosa villa nella vicina Vivinaia, oggi Montecarlo. La Regola adottata dall’ordine prevedeva disposizioni sull’alloggio dei viandanti, in base al censo, alla malattia e alle esigenze di ciascuno; sul nutrimento degli ospiti e sulle loro cure. La Regola disponeva la presenza fissa nell’ospedale di quattro medici e due chirurghi laici (la chirurgia era a quel tempo vietata ai religiosi), dotati delle necessarie competenze in medicina e nella preparazione di medicamenti; dovevano saper affrontare le malattie più diffuse a quel tempo (il vaiolo, il tifo, il colera) e tutte le patologie più frequenti per chi andava per boschi e strade. Gli ospitalieri si dividevano in frati sacerdoti, i serventi, i laici con compiti ben definiti e le sorore, donne con funzioni di infermiere. I cavalieri di questo ordine, avevano tra i loro compiti, anche la cura ed il ripristino e la manutenzione delle strade, dei ponti e la coltivazione dei fondi agricoli.
I frati indossavano un lungo mantello nero sul quale spiccava un’ immagine a forma di punteruolo che ricordava la lettera Tau. La simbologia religiosa era un riferimento sia agli strumenti del lavoro usati, sia alla stampella, sostegno per i pellegrini. La lettera Tau, ultima dell’alfabeto greco, ha significato di perfezione e di salvezza.
La Regola dei frati dettava anche particolare attenzione alla deontologia professionale del medico che doveva essere profondamente motivato, mosso da forte senso del dovere, attento all’aspetto umano e non solo a quello clinico del malato. La fama dell’ospitale di Altopascio si diffuse anche all’estero con la fondazione di alcune dipendenze. Nel 1180, l’ordine si stabilì a Parigi, fuori delle mura cittadine, dove ora sorge la chiesa di Saint Jacques du haut Pas e in Spagna, dove la Magione annoverava dipendenze ad Astorga, Pamplona e Tortosa o, ancora, in Inghilterra e in Germania.
I Cavalieri dell’Ordine degli Ospitalieri
Nel 1099 ebbe origine, ad opera di fra’ Gerardo Sasso, monaco cristiano italiano, l’ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Questi, reggente dell’ospedale e della chiesa di Amalfi ne fu il primo gran maestro e venne proclamato beato della Chiesa cattolica. L’ordine aveva la missione di soccorrere e curare malati e feriti diretti al pellegrinaggio in Terra Santa. Il loro nome deriva dallo spedale, poi divenuto ospedale, il luogo in cui malati e feriti ricevono cure. Nel tempo l’ordine affiancò alla missione di soccorso dei feriti, quella militare, volta a conquistare e i territori della Terra Santa. Stabilitisi a Rodi che ottennero per oltre due secoli divennero una delle maggiori potenze navali del Mediterraneo, fronteggiando le popolazioni Arabe ed Ottomane che tentavano di riconquistare le terre perdute e combattendo contro i pirati Berberi che infestavano il Mediterraneo. Dopo una lunga serie di vicissitudini ottennero il permesso di stabilirsi a Malta con il compito di respingere le scorrerie Ottomane ottenendo la loro più grande vittoria nel 1565 respingendo il grande assedio di Solimano. Nel 1571 l’ordine, ribattezzato Ordine di Malta, entrato a far parte della potente lega tra Spagna, Venezia, il Pontefice, il Duca di Savoia, il Granduca di Toscana, Genova e il Regno di Sicilia, partecipò a sconfiggere l’armata turca comandata da Alì Pascià. Pur avendo assunto anche un ruolo militare, continuò a perseguire la sua originaria missione assistenziale e creò a Malta il più grande ospedale dell’epoca ove nei successivi anni vennero curati indistintamente amici e nemici di ogni parte. Altre vicissitudini li videro contrapposti a Napoleone e infine riconosciuti da Papa Pio IX nel 1854. Oggi, divenuto Sovrano Militare Ordine di Malta, ha sede a Roma e continua a perpetrare l’antica missione assistenziale, operando contro malattie, miseria, ed ignoranza attraverso diversi ospedali ed opere dislocati in varie località. I Cavalieri in origine indossavano una tunica nera, similmente all’ordine Benedettino, alla quale venne successivamente aggiunto il mantello, sempre nero, e una croce bianca ad otto punte, sul petto dalla parte del cuore, che divenne poi il simbolo dell’ordine. Questa croce ad otto punte era la cosiddetta croce amalfitana.
I Cavalieri Templari
L’ordine militare dei Templari fu fondato nel 1119 per iniziativa del francese Hugo de Payns per proteggere dalle incursioni degli “infedeli” i pellegrini che si recavano in terra santa e per sostenere il regno cristiano che a quell’epoca regnava su Gerusalemme. Deve il suo nome alla sua prima sede, un palazzo a Gerusalemme dove anticamente sorgeva il Tempio di Salomone. L’ordine, retto da un Gran Maestro, fu sostenuto da Bernardo di Chiaravalle che ne scrisse la regola e si adoperò perché fosse approvata dal Concilio di Troyes. Vi appartenevano esclusivamente membri della nobiltà europea; la loro veste portava dipinta una croce rossa in campo bianco. Il loro motto era Non nobis Domine, sed nomini tuo da gloria (non a noi, Signore, ma al tuo nome dai gloria). Assieme agli scopi militari svolgeva attività di assistenza, soprattutto in località sparse lungo le grandi strade di pellegrinaggio.
Ben visto dalla chiesa e dalle popolazioni, vide crescere rapidamente il numero degli aderenti ed ebbe numerosi lasciti e donazioni tanto da arricchire enormemente le sue ricchezze e il suo potere politico, militare e finanziario sino a suscitare la diffidenza e l’ostilità di alcuni stati europei, particolarmente dei francesi. Filippo il Bello, che aveva contratto enormi presiti con i Templari per finanziare la guerra nelle Fiandre e non poteva onorare il debito, promosse nel 1307 una lotta spietata contro l’Ordine, facendo arrestare i templari in territorio francese.
Fu allestito un processo per eresie e immoralità e, nonostante le accuse non fossero dimostrate, si arrivò alla condanna. Anche la Chiesa tolse il suo appoggio, succube alle pressioni del re di Francia e decretò la scomunica e lo scioglimento dell’Ordine. I capi dell’Ordine furono messi al rogo, i beni dell’Ordine in parte requisiti e incamerati dal re di Francia, in parte assegnati all’Ordine di Rodi (denominato poi Ordine di Malta). In alcuni stati i Templari cambiarono nome e continuarono ad esercitare le loro attività (ad eccezione di quelle militari) come Ordine militare di Montesa, Ordine militare del Cristo, e altre denominazioni L’attività dei Templari si svolse anche in Spagna: diedero un grande contributo nel processo della reconquista combattendo molte battaglia a sostegno degli eserciti dei re e principi spagnoli. Lungo gli itinerari del camino di Santiago hanno lasciato testimonianze ancora oggi visibili: il Castello di Ponferrada, l’eremo di Santa Maria ad Eunate, la chiesa del Crocefisso a Puente la Reina, la chiesa ottagonale di Torres del Rio.