Valpromaro e la Via Francigena

Valpromaro e la Via Francigena

VALPROMARO E LA VIA FRANCIGENA

Ripercorrere le origini e la storia di un piccolo borgo come Valpromaro significa riconoscere le ragioni dei processi di trasformazione, crescita e sviluppo di un insediamento. La posizione del paese, il suo assetto urbano, la ricorrenza e la permanenza di particolari toponimi ci conferma che Valpromaro deve la sua stratificazione storica e la sua funzione territoriale alla strada; al passaggio cioè di un’infrastruttura di collegamento, come diremo oggi, attorno al quale si organizzano flussi locali, ma anche internazionali e che identificano quel percorso, già nel Medioevo con la Via Francigena.
La via Romea o Francigena seguiva la direttrice Lucca / Pietrasanta / Camaiore, importanti “mansiones“.   Per chi proveniva da NORD la strada, dominata dall’alto da alcune fortezze, saliva la collina di Montemagno e iniziava poi a discendere la Val Freddana fino ad incontrare Valpromaro.  La fitta vegetazione che riveste oggi entrambi i versanti della vallata doveva essere presente in età medievale: alcuni toponimi (Carpinelli, Frascalino, Querceto, Mortelletto, Castagnino) ci ricordano l’importanza che rivestivano un tempo le risorse boschive per produrre energia, per riscaldarsi, per realizzare attrezzi di lavoro e mobili, per i frutti prodotti.  Il versante nord, meno scosceso e più soleggiato, era disseminato di borghi e casolari e in età medievale fatto oggetto di lotte e di contese fra i signori locali.  Lungo il fondo della valle le insidie maggiori erano provocate dal Freddana, che per il suo regime torrentizio e per il corso tortuoso, doveva creare ampie zone paludose.  Utili indicazioni sulla natura e le caratteristiche dei luoghi in quelle epoche ce le offrono ancora una volta i toponimi giunti fino a noi come Padula, Infernetto, Fontanina, Purgatorio, Campacci.
Di difficile percorribilità era poi il tratto terminale del torrente, in prossimità della confluenza con il Serchio, nonostante gli interventi di regimazione delle acque e di bonifica dei terreni realizzati intorno al Mille per volere del vescovo Anselmo da Baggio.
La strada, superata Montemagno, in località la Rena incontrava un importante diverticolo che conduceva alla romanica Pieve ad Elici e da qui a Massarosa. Nella località il Purgatorio sorgeva nel XIII secolo l’ospizio indicato come Lotus Dominorum Piscopana: fino a qualche decennio fa si ricorda in quell’ area una cappellina nel luogo detto alla Maddalena. Veniva quindi raggiunto il borgo di Valpromaro, sorto sulla destra del Freddana, nel punto in cui il torrente formava un’ansa, riceveva un affluente e la sezione della valle si ampliava notevolmente.

Non abbiamo certezze di quando sia avvenuto il primo insediamento rurale: forse già in epoca romana.  Sicuramente però il luogo venne scelto per la sua facile difendibilità, posto com’era su una specie di insula protetta da tre lati dai torrenti e a ridosso della collina.  Il nucleo più antico di abitazioni può essere localizzato negli edifici posti fra l’attuale ponte sul canale di Renipoli e quello sul Freddana, la zona che ancora oggi viene chiamata Canonici o Calonaci.
Con il passare del tempo la struttura del centro abitato si è modificata e da quella di piccolo borgo raccolto ha assunto la conformazione tipica dei borghi di strada, con i fabbricati allineati sui due lati della via, che ha svolto nel tempo la funzione di asse generatore dello sviluppo urbanistico.  Risalenti a questo periodo sono dei resti di probabile fortificazione visibili in una porzione muraria, inglobata nel muro perimetrale della “corte Regia”.  Il toponimo è assai interessante in quanto indicava un “antico terreno del fisco compreso nei beni regali (secolo VIII e IX)”.
Anche a Lucca, allora capitale della Tuscia, si è conservato il binomio curtis regia in riferimento all’area che comprendeva le strutture e il centro del potere longobardo.  Il nome “Valpromaro” potrebbe confermare l’importanza strategica che il borgo aveva anche in epoca longobarda come nodo viario inevitabile per accedere da nord-ovest alla città.  D’altro canto che la strada Romea attraversasse il paese risulta in modo esplicito in un documento del 27 novembre 1101, redatto a Piazzano nel quale si tratta la cessione di terreni da parte del Capitolo di San Martino di Lucca a tali Lanfranco e Sigifredo. Nella descrizione dei confini degli appezzamenti si legge: “Unam petiam de terra, q. est silva (…) in loco ubi dicitur Vallicella in Valleprimai a iuxta eccl. S. Martini (. .); una petia de terra, quod est campus, in predicto loco Valeprimaia, que tenet: unum caput in strada Romea, aliud cum uno later in suprascripto rio Fredana, aliud caput in predicto rio Trignani…”.   Fra i nomi ricordati la località Vallicella è quella che in un altro documento è chiamata “Planitho” e dovrebbero essere i terreni dietro la chiesa e il paese, vicini al Canale di Renipoli che è il rio Trignani qui citato o chiamato anche Ritrignano o Ritignano in altre carte.

Di grande interesse è anche la lettura dell’estimo di Valpromaro del 1410, dove si legge spesso strata e via in riferimento a proprietà poste in burgo In quel periodo nel paese si trovava una chiesa dedicata a San Martino, il santo protettore dei Franchi: non era molto grande ed era orientata secondo il rito romanico con l’abside ad est. Tracce dell’antica struttura muraria sano visibili alla base del campanile, in particolare si nota una pietra di grosse dimensioni, grossolanamente squadrata, diversa da tutte le altre.
La strada, uscita dal borgo di Valpromaro, proseguiva lasciandosi a sinistra il ponte detto del Malandrone, interessante toponimo che richiama i numerosi casi di nomi legati alla viabilità o ad osterie con il prefisso o il suffisso Mal.  Il percorso poi seguiva un tracciato indicato come via a piè di monte, l’attuale via delle Gore, per raccordarsi alla via delle Gavine, salire a Piazzano, tipico borgo di strada e scendere poi nella valle della Contesora; da qui poi si giungeva al Serchio, attraversato nella zona di Nave e quindi a Lucca.
Seguendo così questa direttrice di spostamento si evitava la zona della Vallebuia, pressoché impraticabile a quel tempo.  Sul percorso erano poi dislocati diversi ospedali che potevano offrire accoglienza e ricovero ai viandanti e ai pellegrini. Oltre quello di Valpromaro possiamo ricordare quello di Piazzano, dedicato a San Frediano, quello di San Michele lungo la Contesora e quello di San Jacopo alle Beltraie nella zona di San Macario in Piano.
In epoche successive sicuramente vennero utilizzati anche altri itinerari per raggiungere Lucca provenendo dalla costa, sia passando dal territorio massarosese, sia proseguendo dopo Valpromaro lungo la strada della Valfreddana, per superare il Serchio attraverso il ponte di Monte San Quirico, il più prossimo alla città.