LA VIA FRANCIGENA
Con il termine “Via Francigena” si indica l’insieme di percorsi che metteva in comunicazione Roma con i territori dell’Europa centro-occidentale. Nei secoli dell’alto Medio Evo (primo millennio) venivano chiamati “Franchi” sia i franchi orientali (della attuale Germania) che occidentali (della attuale Francia). Il primo utilizzo documentato del nome “FRANCIGENA” risale all’anno 876. In seguito il termine fu utilizzato anche per indicare genericamente le strade che andavano verso Roma e verso il Nord. Tuttavia, in epoche e in luoghi diversi, era anche detta “Romea” per sottolineare che portava a Roma, centro della cristianità. La via ebbe un ’importanza straordinaria sul piano storico, economico, culturale.
Le sue origini si collocano nei secoli VII e VIII e per la necessità dei Longobardi di collegare il regno di Pavia con i territori del centro e sud Italia. Utilizzarono quanto restava dell’antica viabilità romana, le viae publicae (dette anche vie consolari: Via Aurelia, Via Cassia, Via Clodia, Via Julia Augusta, Via Aemilia, ecc.) e le viae rusticae, di interesse regionale.
La via era presidiata nei punti strategici da una rete di fortificazioni; la funzione di sicurezza, oltre a vere e proprie fortezze presidiate con soldati, era affidata alle “abbazie regie”, monasteri fortificati che obbedivano direttamente ai re longobardi (sottratte quindi al controllo della Chiesa). Le abbazie gestivano anche le funzioni di ospizio per i viandanti.
Con il passaggio della dominazione longobarda alla dominazione franca la strada crebbe di importanza; fu migliorato il fondo stradale, passando in molti tratti dalla terra battuta al fondo lastricato (come erano state, peraltro, le vie in epoca romana). In questo periodo la strada superò l’interesse delle comunicazioni locali e furono creati i collegamenti con la Francia. Relazioni di viaggiatori alla fine del primo millennio documentano il percorso che per molti secoli, pur con numerose varianti locali, restò comunque confermato nelle sue direttrici fondamentali, come si può vedere dalla cartina che segue.
Allontanandosi da Roma, la Via Francigena seguiva il tracciato dell’antica Cassia e, toccata Bolsena e Acquapendente, si inoltrava in Val d’Orcia sino a Siena e poi seguiva la Val d’Elsa sino a San Gimignano. Di qui traversava i colli della Toscana centrale sino a Lucca e Camaiore; risaliva la Versilia sino a Luni / Sarzana. Di qui i pellegrini diretti a Santiago de Compostela potevano imbarcarsi e navigare fino al delta del Rodano ricongiungendosi, a Montpellier, alla Via Tolosana. Da Luni la via si inoltrava in Lunigiana valicando l ’Appennino al passo del Monte Bardone (ora passo della Cisa). Passati il borgo antico di Berceto la strada scendeva il versante appenninico fino a Fornovo e, raggiunta la pianura Padana, piegava verso nord ovest toccando Fidenza e Piacenza, dove guadava il Po. Toccando Pavia, Vercelli e Ivrea si poteva proseguire nella Val d ’Aosta superando le Alpi tramite il passo del Gran San Bernardo (nord ovest). In alternativa si poteva puntare più a ovest per la Val di Susa transitando per il passo del Monginevro e poi, oltre le Alpi, verso Arles e i territori spagnoli (sud ovest). Da Susa un altro percorso traversava le Alpi al passo del Moncenisio per dirigersi verso Lione (ovest).
Nell’anno 994 Sigeric, da poco nominato arcivescovo di Canterbury, si recò a Roma per ricevere dal papa l’investitura dell’incarico. Si fermò a Roma due soli giorni e ripartì subito per il viaggio di ritorno, durante il quale annotò con precisione i luoghi attraversati e le soste compiute. Il manoscritto contenente la sua relazione di viaggio è conservato nella British Library a Londra ed ha permesso di ricostruire per intero questo itinerario che è generalmente assunto quale percorso “classico” della Via Francigena.